Tribunale di Bologna, 31 dicembre 2021
Cambio d’appalto con mutamento dell’orario di lavoro degli addetti: accertata, su ricorso della Consigliera di parità, la natura discriminatoria indiretta dell’imposizione generalizzata di un regime di doppio turno, di fatto non sostenibile dalle lavoratrici madri con figli in tenera età.
Un’impresa, subentrata in un appalto di logistica, assumeva tutti i lavoratori già in forza presso l’azienda uscente ma adottava, raggiungendo anche un accordo sindacale, un nuovo modello organizzativo organizzato su due turni (dalle 5.30 alle 13.30; e dalle 14.30 alle 22.30) rispetto al turno unico precedente. La Consigliera di parità dell’Emilia Romagna proponeva ricorso al Tribunale contro tale provvedimento, che di fatto rendeva estremamente difficoltosa se non impossibile la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, impattando dunque in modo molto più pesante sui lavoratori con figli minori, e in particolare sulle lavoratrici madri, rispetto ai restanti colleghi. Il Tribunale, pur riconoscendo la legittimità della finalità e la appropriatezza della decisione organizzativa, ritiene che l’imposizione di essa all’intera platea dei dipendenti non fosse strettamente necessaria, e nello stesso tempo si traducesse in un trattamento deteriore, per i lavoratori e soprattutto le lavoratrici con figli piccoli, tale da caratterizzarsi come discriminazione indiretta. All’esito, viene ordinato all’impresa di adottare un piano di rimozione degli effetti discriminatori, assegnando le lavoratrici madri con figli in tenera età ad un turno centrale o ad altro orario concordato. Ordinato anche il risarcimento dei danni non patrimoniali a favore della Consigliera di Parità.